Molti pazienti in forte sovrappeso o con obesità presentano problematiche di fame nervosa più o meno importante e difficoltà nella gestione degli stimoli a mangiare in eccesso.
La fame nervosa comporta un consumo elevato, spesso fuori pasto, di alimenti che nella maggior parte dei casi sono molto calorici, poco nutrienti e ad alto indice glicemico, in grado di aumentare ancora di più il senso di fame e la ricerca di cibo in un circolo vizioso che esita in abitudini alimentari errate e dannose per la salute.
In questi casi i pazienti, più che di una “dieta” impostata sulla restrizione calorica e il rispetto delle grammature, necessitano di intraprendere un percorso guidato, graduale e personalizzato di educazione alimentare con associata la possibilità di individuare e risolvere le personali problematiche di fame nervosa all’origine del disturbo. Talvolta le stesse “diete fai da te” o alcune diete scompensate ed eccessivamente restrittive possono contribuire ad alimentare ancora di più il rapporto critico con il cibo; spesso i pazienti desiderano ottenere un calo ponderale elevato in poco tempo, ma se ciò si verifica troppo velocemente e attraverso diete scompensate, senza un efficace processo di educazione alimentare, il rischio è quello di recuperare in poco tempo il peso precedente, spesso con gli interessi. Il cosiddetto effetto yo-yo, caratterizzato da ripetuti e considerevoli cali ponderali nel corso della vita e successivo recupero del peso precedente, comporta rischi per l’organismo e l’impossibilità di risolvere in modo definitivo le proprie difficoltà legate alla fame nervosa.
Occorre educare i pazienti ad un vero cambiamento delle proprie abitudini alimentari e lavorare parallelamente con loro sulle piccole o grandi difficoltà personali a gestire la fame nervosa e controllare gli stimoli a mangiare in eccesso.
Il primo punto da cui partire per intraprendere un percorso efficace di educazione alimentare è la relazione medico – paziente fondata sull’ ascolto, il dialogo e la fiducia. Grazie ad una buona relazione medico – paziente risulta da subito più semplice definire obiettivi realistici, chiarire dubbi e perplessità, intraprendere un percorso di modificazione dello stile di vita con maggiori probabilità di successo.
Fondamentali sono, inoltre, il livello di motivazione personale e le ragioni che spingono a voler attuare un cambiamento duraturo. In genere è più facile che il paziente raggiunga gli obiettivi prefissati quando mosso dalla volontà di migliorare le proprie condizioni di salute anziché unicamente il proprio aspetto fisico. Quando le motivazioni al cambiamento sono forti e profonde è più probabile che il paziente sia disposto ad armarsi di pazienza e fiducia: un percorso dietoterapico adeguato richiede tempo e costanza e può essere caratterizzato dall’alternanza di fasi positive e momenti di difficoltà, stanchezza o sconforto, da affrontare con serenità e consapevolezza.
Nei pazienti in dietoterapia, infatti, sono moltissime le situazioni ad alto rischio che causano la fame nervosa e che rappresentano stimoli a mangiare in eccesso: le emozioni negative (ansia, noia, tristezza), le emozioni positive (gioia, euforia), la sedentarierà, la tendenza ad utilizzare il cibo come valvola di sfogo e strumento di contenimento dello stress quotidiano, la semplice vista del cibo (al supermercato, per strada, in casa, alla tv), le situazioni sociali (occasioni conviviali, festività). Alcuni tipici “pensieri ingrassanti” (“non ce la farò mai”) e la tendenza a ragionare in termini di “tutto o nulla” (“dal momento che oggi ho trasgredito, tanto vale continuare a farlo e ricominciare la dieta da domani”) rappresentano un’ insidia frequente e purtroppo possono comportare l’abbandono dell’ adesione alla dieta e il mancato raggiungimento degli obiettivi dietoterapici.
Per far fronte a questi rischi, è necessario che ciascun paziente possa riconoscere le proprie difficoltà e trovare personali strategie da mettere in pratica quotidianamente per gestire la fame nervosa e gli stimoli a mangiare in eccesso. Questo lavoro può essere intrapreso grazie alla guida del medico nutrizionista e attraverso l’ adesione ad un piano alimentare personalizzato, che preveda l’inserimento di alimenti sazianti e più salutari a scapito di quelli che, al contrario, aumentano ancora di più la fame nervosa e sono rischiosi per la salute; lo schema alimentare non dev’essere particolarmente restrittivo bensì mirato a regolarizzare l‘alimentazione nell’arco della giornata, considerando lo stile di vita e gli aspetti di personalità di ciascun paziente.
In associazione all’adesione al piano alimentare risulta molto efficace la compilazione di un diario alimentare come strumento di auto- monitoraggio e auto-valutazione delle proprie difficoltà, con le strategie messe in atto per affrontarle, e dei propri progressi.
L’attività fisica o semplicemente uno stile di vita più attivo rappresentano un ulteriore strumento valido per aumentare il dispendio energetico quotidiano, migliorare il tono dell’umore e, di conseguenza, favorire il dimagrimento e contrastare alcuni stimoli a mangiare in eccesso (l’ansia e lo stress, la sedentarietà, la noia).
Un approccio di questo tipo, basato su un percorso di educazione alimentare e strategie comportamentali da mettere in pratica sotto forma di auto-aiuto guidato, non sempre è risolutivo laddove i pazienti presentino un rapporto disfunzionale con il cibo radicato nel tempo, fame nervosa associata a malattie psichiche (ad esempio disturbi d’ansia e depressione) e disturbi del comportamento alimentare (bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata). In questi casi è sempre opportuno e raccomandato che la dietoterapia sia preceduta o affiancata da un percorso di psicoterapia finalizzato ad individuare, affrontare e risolvere i conflitti interiori profondi e le cause di natura psicologica alla base del disturbo.