LA NUTRIZIONE NELLO SPORTIVO BAMBINO E ADOLESCENTE

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I giovani atleti sono i bambini e gli adolescenti che praticano attività fisica a livello agonistico; in questa categoria di sportivi, una corretta nutrizione e idratazione sono fondamentali per favorire lo sviluppo in età evolutiva ancor prima che la prestazione atletica. Nonostante siano ormai ampiamente riconosciuti i benefici della pratica sportiva sullo sviluppo psicofisico, nonché sulla prospettiva di salute del bambino e dell’adolescente, vi sono alcune criticità da tenere presenti nell’approccio clinico e nutrizionale al giovane atleta. I bambini e gli adolescenti, rispetto agli adulti, possiedono una inferiore efficienza metabolica e una ridotta capacità di termoregolazione, quindi nell’impostare una dieta per il giovane atleta occorre soddisfare con precisione i fabbisogni energetici specifici per età e sesso, comprensivi del costo energetico per l’accrescimento, e fornire le opportune supplementazioni di acqua e nutrienti, prima, durante e dopo l’esercizio fisico.

Una nutrizione equilibrata, con l’assunzione di energie e nutrienti essenziali, permette una buona prestazione atletica, senza contrastare l’obiettivo prioritario di permettere un adeguato accrescimento. Tuttavia, è dimostrato che i giovani atleti sono spesso esposti a carenze nutrizionali, la cui origine più frequente è proprio l’alimentazione. Questo fatto rappresenta un aspetto critico da considerare nella valutazione dello stato nutrizionale dello sportivo in età evolutiva: spesso le abitudini e i comportamenti alimentari tenuti dai ragazzi sono in contrasto con le raccomandazioni nutrizionali che dovrebbero seguire per soddisfare i loro specifici fabbisogni. Le principali cause di malnutrizione nello sportivo bambino e adolescente sono: una inadeguata assunzione qualitativa o quantitativa di macro o micronutrienti in condizioni di dispendio energetico elevato o eccessivo allenamento, le diete di esclusione (per allergie, scelte personali o fobie alimentari dell’infanzia), l’inappetenza da stress psicofisico e l’ ansia da prestazione, la restrizione calorica volontaria per eccessivo controllo del peso, specie in sport di combattimento o ad elevata componente estetica. Rispetto agli atleti degli sport di squadra, gli atleti di sport di combattimento soggetti al controllo del peso sono maggiormente a rischio di carenze energetiche, di proteine e di micronutrienti. Gli atleti di resistenza, in particolare di sesso femminile, possono avere deficit di ferro e calcio. Un’alimentazione e idratazione insufficienti durante l’allenamento fisico potrebbero compromettere una crescita adeguata e comportare alcuni rischi quali la malattia da calore, lesioni e fratture da stress. In particolar modo, in caso di sudore e disidratazione i giovani atleti possono essere maggiormente esposti al rischio di carenze di sali minerali. Altre carenze documentate riguardano i deficit di vitamine del gruppo B, vitamina C e D. Un’ eventuale integrazione di vitamina D nei casi di carenza per mancata esposizione solare è raccomandata per un adeguato assorbimento del calcio, il cui fabbisogno giornaliero aumenta con la pubertà nella fase di crescita ossea. L’ anemia sideropenica nelle atlete adolescenti, oltre ad essere un rischio per la salute, è stata associata anche aridotta performance sportiva.
Nei casi di importante malnutrizione associata alla pratica sportiva, occorre porre particolare attenzione ad una possibile diagnosi di disturbo del comportamento alimentare nella popolazione di adolescenti atleti, con una prevalenza più alta che nella popolazione generale. Talvolta il disturbo è preesistente, talvolta invece causato o esacerbato dalla pratica sportiva.

Sulla base degli studi scientifici che abbiamo a disposizione, condotti per lo più su gruppi di sportivi appartenenti a collage americani, un altro dato rilevante da conoscere nell’approccio clinico al giovane atleta è quello riguardante il frequente ricorso non giustificato a supplementazioni dietetiche tipiche dell’età adulta: energy drink, barrette energetiche, bevande arricchite in vitamine, creatina e proteine in polvere, olio di pesce e acido linoleico coniugato. Le motivazioni, riportate dagli stessi ragazzi, per l’uso di tali integratori sono la convinzione che migliorino la prestazione sportiva e le condizioni di salute, oltre alla percezione soggettiva di maggiori energie, lucidità e concentrazione. Inoltre, la maggior parte dei ragazzi dichiara di assumere abitualmente tali integratori sotto la raccomandazione di altri: la famiglia, i coach, i compagni di squadra, gli stessi medici e nutrizionisti. Nonostante la pratica abituale di supplementazione dietetica e le convinzioni comuni riguardanti i loro effetti benefici sulla performance, non esistono in letteratura scientifica sufficienti prove sulla sicurezza e sull’efficacia comprovate dell’uso di integratori alimentari negli atleti al di sotto dei 18 anni di età. Oltre alla mancanza di prove valide che tale pratica sia associata ad un effettivo miglioramento delle prestazioni, non si esclude che possa comportare nei giovani alcuni rischi per la salute. In particolare, è stato dimostrato che il consumo di integratori energetici è associato a diversi eventi avversi nei giovani atleti: cefalea, disturbi gastrointestinali, iperattività e insonnia, sintomi da astinenza da caffeina, disidratazione durante e dopo l’esercizio fisico. Anche la pratica di integrazione proteica, comune tra i ragazzi, non ha un razionale scientifico rispetto agli effetti sulla performance; inoltre, dalle indagini effettuate sulle abitudini alimentari dei ragazzi emerge che la quasi totalità consuma abitualmente, attraverso la propria dieta, una quota proteica che già di per sé supera quella necessaria per coprire il fabbisogno giornaliero. Per quanto riguarda l’ uso di olio di pesce e altri integratori lipidici, associati ad un aumento dei livelli di testosterone ematico, non risulta etico andare a manipolare intenzionalmente i livelli ormonali dei giovani atleti in età puberale.

In conclusione, considerando gli aspetti peculiari e le principali criticità che riguardano la nutrizione sportiva in età evolutiva, risulta di fondamentale importanza impostare in modo individuale una corretta educazione alimentare del giovane atleta, con opportune raccomandazioni dietetiche. Il piano alimentare personale deve poter soddisfare i fabbisogni energetici e nutrizionali, considerando le caratteristiche del ragazzo, la sua fase di crescita, la natura e l’intensità dell’attività fisica svolta, al fine di promuovere innanzitutto lo sviluppo, oltre che la prestazione atletica. L’anamnesi alimentare e la valutazione clinica e laboratoristica dello stato nutrizionale permettono di diagnosticare e trattare eventuali stati di malnutrizione del giovane atleta, ponendo anche particolare attenzione alla sfera emotiva e alle caratteristiche di personalità laddove vi siano i presupposti per un disturbo del comportamento alimentare, specie in alcune categorie di sport. Agli sportivi che presentano carenze nutrizionali accertate e confermate dagli esami ematochimici occorre spesso impostare una terapia di integrazione specifica, ma in tutti gli altri casi è prioritario dissuadere i giovani dall’uso di supplementazioni dietetiche senza un razionale, informandoli adeguatamente sulla mancanza di prove sufficienti della loro efficacia e sulla possibilità di eventuali effetti avversi per salute. Poichè spesso i giovani sportivi sono guidati nelle loro scelte dagli adulti di riferimento, la comunicazione di informazioni scientifiche chiare e la promozione di una corretta alimentazione devono coinvolgere anche il nucleo famigliare del ragazzo e tutta la sua rete di supporto.