ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI

Occorre sempre fare chiarezza, approfondire l’anamnesi e informare correttamente i pazienti che richiedono una consulenza nutrizionale per sospette allergie o intolleranze alimentari, poiché la maggior parte delle volte i disturbi e i sintomi che vengono riferiti non sono da attribuire né ad un allergene alimentare né ad una presunta intolleranza.

L’allergia alimentare è caratterizzata dall’immediata manifestazione dei sintomi dopo il consumo dell’allergene alimentare e si presenta tipicamente con orticaria acuta associata ad angioedema della durata di circa 24 ore. Molto raramente l’edema interessa la laringe e, nei casi più gravi, può sopraggiungere lo shock anafilattico.

Nel 5-10% dei soggetti allergici agli acari della polvere o alle graminacee può manifestarsi la cosiddetta sindrome orale allergica, caratterizzata da edema labiale e prurito, dopo il consumo di determinati allergeni alimentari crudi.

I sintomi respiratori sono rari e per lo più interessano i bambini asmatici.

I sintomi gastrointestinali in genere non sono isolati, si associano all’orticaria e sono più frequenti nei bambini.

Per orientarsi verso la diagnosi di allergia alimentare il medico si basa innanzitutto sul tipo di sintomatologia riferita dal paziente e sulla correlazione temporale tra la manifestazione dei sintomi e il consumo dell’allergene alimentare. In assenza di sintomatologia allergica e di correlazione temporale tra manifestazioni cliniche e consumo dell’alimento non è indicato eseguire alcun tipo di approfondimento diagnostico. In caso di sospetta allergia alimentare, invece, è indicata una visita allergologica e l’esecuzione dei Prick Test cutanei come esami di primo livello; i Prick Test, se negativi, hanno in genere un alto valore predittivo. Successivamente vengono dosate nel sangue, per determinati allergeni alimentari, le IgE specifiche; questo esame ha un alto valore diagnostico in presenza di sintomi allergici, tuttavia le IgE specifiche possono essere positive per un determinato allergene alimentare anche in assenza di manifestazioni cliniche e in questi casi non è indicata una dieta di esclusione dell’alimento, assolutamente necessaria, invece, in caso di confermata e sintomatica allergia alimentare.

Le diete a ridotto contenuto di istamina possono avere un razionale nei soggetti pluri-allergici o nei pazienti affetti da orticaria ricorrente, tuttavia non sono necessarie in caso di specifiche allergie alimentari. Anche nei casi di allergia al nichel non è assolutamente indicata una dieta di esclusione di tutti gli alimenti che lo contengono, poiché in questo caso si verifica un meccanismo immunologico cellulo-mediato (non IgE-mediato) che comporta unicamente sintomi cutanei e dermatite da contatto. Il nichel è presente in tutti gli alimenti di origine vegetale in tracce trascurabili, tali da non comportare alcun tipo di sindrome sistemica.

Le intolleranze alimentari consistono in un deficit enzimatico specifico che comporta per il soggetto l’incapacità di scindere e metabolizzare specifiche proteine presenti in determinati alimenti. Le uniche intolleranze alimentari sono quella al glutine (presente nel frumento e in altri cereali) e quella al lattosio (presente nel latte e nei suoi derivati).

L’intolleranza al glutine (celiachia) si manifesta con sintomi gastrointestinali quali distensione, dolore addominale e diarrea associati al consumo degli alimenti contenenti glutine. Talvolta i sintomi gastrointestinali possono essere sfumati e spesso si associano ad astenia persistente dovuta a malassorbimento e anemia. In caso di sospetta intolleranza al glutine gli esami di primo livello consistono nel dosaggio a livello ematico delle IgA totali e degli anticorpi anti-transglutaminasi. Successivamente, l’iter diagnostico si basa sull’esofagogastroduodenoscopia con biopsie duodenali.

L’intolleranza al lattosio è molto frequente nella popolazione generale e può presentarsi con diversi livelli di intolleranza individuale e diverse manifestazioni cliniche sia nei bambini che negli adulti. Raramente il deficit della lattasi è congenito, spesso può verificarsi in seguito a gastroenteriti nei bambini o alla SIBO negli adulti, condizione patologica di proliferazione incontrollata a livello intestinale di batteri che inattivano l’enzima e fungono da fattori scatenanti l’intolleranza. In presenza di sintomi gastrointestinali e astenia associati al consumo di latte e derivati, per confermare il sospetto di intolleranza al lattosio è indicato eseguire il breath test al lattosio.

Nei casi di intolleranza al glutine o al lattosio occorre seguire una attenta dieta di esclusione come nei casi di accertata allergia alimentare.

Non vi sono altre intolleranze alimentari oltre a quelle al glutine e al lattosio e non esistono altri esami diagnostici validi scientificamente oltre a quelli citati. Pertanto, in nessun altro caso è indicata una dieta di esclusione. Ricorrere a presunti test diagnostici non supportati da studi scientifici e aderire senza un razionale a diete di esclusione inutili può comportare importanti carenze nutrizionali e rischi per la salute.

È possibile, tuttavia, che alcuni pazienti, specie nei casi di sindrome da colon irritabile, riferiscano sintomi gastrointestinali associati al consumo di svariati alimenti in grado di fermentare molto a livello intestinale, causando soprattutto gonfiore e conseguente dolore addominale. In questi casi, non trattandosi di una vera e propria intolleranza alimentare, non vi è l’ indicazione a eliminare l’alimento in questione dall’alimentazione abituale; generalmente l’impostazione di una dieta varia e bilanciata aiuta a prevenire o risolvere i disturbi, tuttavia risulta opportuno basarsi sempre sull’anamnesi del paziente e sulla gravità e la frequenza dei sintomi per decidere come impostare adeguatamente il piano alimentare. In alcuni casi può essere opportuno eliminare gli alimenti scatenanti il disturbo dall’alimentazione per un breve periodo e successivamente reinserirli in modo graduale dopo la remissione della sintomatologia. Lo stesso approccio può essere seguito nei casi di cosiddetta gluten sensitivity, ossia la presenza di sintomatologia gastrointestinale associata al consumo di farine bianche e grano, pur senza che il disturbo rientri nei criteri classici della celiachia.

Nella mia esperienza clinica ho riscontrato con maggiore frequenza casi di disturbi gastrointestinali associati a sindrome da colon irritabile e varie intolleranze individuali non patologiche, spesso legate ad un’alimentazione scorretta e sbilanciata; come incidenza nella popolazione generale risultano, infatti, decisamente più rari i casi di effettive allergie e intolleranze alimentari. Nella maggior parte dei casi è sufficiente una anamnesi approfondita e la compilazione di un diario alimentare per escludere il sospetto di allergia o intolleranza, senza la prescrizione di ulteriori esami. Se, al contrario, l’anamnesi e il diario dei sintomi conducono verso un sospetto di allergia o intolleranza alimentare, l’indicazione a proseguire nell’iter diagnostico impone di avvalersi degli esami di laboratorio o strumentali validi scientificamente e specifici per il tipo di patologia.