LA VITAMINA D

La vitamina D è essenziale al nostro organismo per regolare il metabolismo del calcio e del fosforo e mantenere, così, l’apparato scheletrico in condizioni di salute; inoltre, essa favorisce numerose altre attività biologiche, lega i suoi recettori a livello della maggior parte degli organi e interagisce con il DNA all’interno delle cellule, regolando l’espressione genica e svolgendo un ruolo positivo nei processi di riparazione tessutale e prevenzione tumorale.

La vitamina D viene prodotta dal nostro corpo in seguito all’ esposizione ai raggi solari. Ad un soggetto di pelle chiara possono bastare quindici minuti di abbronzatura senza filtri solari, sotto il sole estivo e nelle ore più calde della giornata, per ottenere e superare la dose giornaliera raccomandata di vitamina D; inoltre, la pelle è in grado di convertire la vitamina D in eccesso prodotta con l’esposizione solare in altre molecole inattive, evitando un sovradosaggio. Nonostante ciò, sono numerosi i  fattori che possono interferire con un raggiungimento di valori adeguati di vitamina D nell’organismo: l’utilizzo di filtri solari, fondamentali per proteggere la pelle da patologie dermatologiche tumorali, la mancata esposizione al sole durante i mesi invernali e per la prolungata permanenza al chiuso, la latitudine e l’altitudine del luogo in cui si vive, la stagione dell’anno e il momento della giornata in cui ci si espone al sole, il clima e l’inquinamento atmosferico. Inoltre, i soggetti con pelle scura e di colore, gli anziani e i pazienti sovrappeso e obesi presentano più difficoltà nel produrre vitamina D e spesso ne possiedono livelli bassi o insufficienti.

I cibi che posseggono vitamina D in elevate quantità sono l’olio di fegato di merluzzo, il salmone, lo sgombro, il tonno, le sardine, il latte fortificato con vitamina D, la ricotta, i funghi, i cereali fortificati con vitamina D, il tuorlo d’uovo; tuttavia, la sola alimentazione che comprenda il consumo abituale e frequente di cibi contenenti vitamina D non è sufficiente a soddisfarne il fabbisogno o risolverne uno stato di carenza.

Tutte queste condizioni possono spiegare il motivo per cui nella popolazione generale sia diffusa la carenza di vitamina D, talvolta non diagnosticata e in grado di determinare sul lungo termine osteoporosi e, nei casi più gravi, rachitismo e osteomalacia; inoltre, i risultati di numerosi studi riportano un’associazione importante tra carenti livelli di vitamina D e diverse patologie tumorali, cardiovascolari, autoimmuni, disturbi dell’umore e della sfera cognitiva.

Un’ efficace esposizione solare, corretti consumi alimentari e la cura di eventuali condizioni di sovrappeso e obesità possono contribuire a mantenere stabili e adeguati i propri livelli di vitamina D, ma per curarne uno stato di carenza risulta necessaria un’ opportuna terapia di integrazione, sotto prescrizione medica e monitoraggio clinico e laboratoristico.