LA TRIADE DELL’ATLETA

La TRIADE DELL’ATLETA è una condizione che si manifesta, a partire dalla pubertà, nelle giovani donne che praticano sport a livello intenso o agonistico. Si tratta di una patologia dovuta ad una carenza energetica nell’alimentazione e associata conseguentemente ad amenorrea e mancata mineralizzazione ossea. Un deficit importante di energia nella femmina sportiva si verifica quando l’introito calorico attraverso la dieta non è adeguato all’elevato dispendio energetico attraverso lo sport. Tale insufficiente disponibilità di energia comporta un danno più o meno graduale e importante alla salute riproduttiva e scheletrica della donna, compromettendo la funzionalità ovarica e la densità minerale ossea, fino a condizioni di infertilità, osteopenia e osteoporosi. L’amenorrea stessa, se protratta, aggrava ulteriormente l’osteopenia.

La triade dell’atleta può insorgere in modo involontario, quando la dieta non è opportunamente pianificata sulla base del tipo e dell’intensità dell’ attività fisica praticata; per questo è importante, nelle giovani donne sportive, impostare un piano alimentare specifico per i propri fabbisogni energetici e nutrizionali.

Il disturbo può essere anche conseguenza di una intenzionale restrizione calorica, talvolta in presenza di disturbi del comportamento alimentare, preesistenti o causati dalla pratica sportiva.
Le situazioni più a rischio sono:
gli sport in cui la struttura pre-puberale è vantaggiosa per la performance (es. ginnastica artistica, tuffi, pattinaggio artistico);
gli sport a componente estetica (es. danza, pattinaggio artistico, ginnastica artistica);
gli sport di endurance, dove il basso peso è preferibile (es. ciclismo, sci di fondo, corse su lunga distanza);
gli sport che prevedono un abbigliamento che rivela le forme corporee (es. nuoto);
gli sport con categorie di peso (es. arti marziali, lotta).

Il riconoscimento e l’intervento precoce della triade dell’atleta sono fondamentali per prevenire la progressione del danno sulla salute e l’insorgenza delle complicanze (infertilità, osteoporosi).

L’approccio terapeutico deve prevedere il coinvolgimento del medico curante, dello specialista ginecologo, del nutrizionista e, in caso di disturbo del comportamento alimentare, dello psicoterapeuta. Come sempre risulta fondamentale il ruolo centrale della famiglia e anche quello degli allenatori sportivi.

Il primo obiettivo terapeutico e’ il recupero del peso corporeo attraverso una dieta adeguata ai fabbisogni e attraverso il controllo del dispendio energetico. I pasti devono essere equilibrati nell’apporto dei macro e dei micronutrienti, in particolar modo coprendo il fabbisogno giornaliero di calcio, ferro, zinco, vitamina K e inserendo la vitamina D come integrazione. Il trattamento ormonale si impone nei casi in cui la dieta non sia in grado di risolvere l’ amenorrea entro un anno dalla sua insorgenza e nei casi di fratture ossee.